Stefania Zolotti
Giornalista
Appunti Italiani
Non lasciamo la nostra vita su Facebook

A Pienza persino i rumori fanno piano
A Pienza persino i rumori fanno piano, quando cerco pace mi metto in macchina e vengo qui dove nemmeno i turisti graffiano i silenzi. Basta un colpo d’occhio sulla piazza di Pio II – Papa Piccolomini, umanista per eccellenza, classico, filosofo, convinto che misura e bellezza fossero figlie della stessa madre – per capire il bisogno d’ordine con cui l’uomo scavalcò il Medioevo per mettersi al centro del Rinascimento e guardare avanti. È l’unica piazza italiana a trapezio, l’altra sta al Campidoglio firmata Michelangelo, il trapezio che illudeva prospettive e grandezze facendo sembrare diversi i palazzi, la via del corso, le

Il bar del giorno
Il bar del giorno è a Bucine, nella vallata in cui l’Ambra si fa strada per abbracciare l’Arno.A Guidieri, dirgli solo bar, gli fai un torto.La crema che fanno è una dichiarazione d’amore, qui la gente lo sa. Ci arrivo guidando accecata da una nebbia che sembra latte, al punto che, d’istinto, chiedo di macchiarmelo chiaro appena arrivo al bancone. Lo chiedo al vetro, e pure bollente.Nel gergo da bar è solo a Napoli che tento di raddoppiarlo in “chiaro chiaro” perché andare in sottrazione sul caffè, proprio a Napoli, è un’arte impervia: puntualmente qualche barista mi guarda deluso.Il teatro del

Barbiana oggi, ieri Don Milani
Palmiro è del ’48 e quando si trattò di battezzarlo il prete si rifiutò perché era chiaro che il nome fosse un omaggio a Togliatti; il compromesso fu che gli si desse il nome del santo del giorno quindi da quel momento fu sempre Palmiro per l’anagrafe e per il mondo ma Lanfranco per la Chiesa. C’è lui di turno oggi alla Scuola di Barbiana in cui Don Milani fu sbattuto in punizione dal ’54 al ’67 come avamposto della fede a cui chiunque avrebbe rinunciato accettando piuttosto di piegarsi alle posture ipocrite della politica, della Chiesa, dei giudici, del mondo,
Il sentirsi fuori posto, la scrittura che cura
spaeṡaménto s. m. [der. di paese, retroformazione da spaesato], letter.
– L’ essere, il sentirsi spaesato.
Impariamo a scrivere da piccoli, talmente piccoli che col tempo ne dimentichiamo il bisogno e lo diamo per scontato. Anche camminare è un gesto lontano, è il primo atto con cui ci tiriamo su nella vita.
A entrambi serve senso dell’orientamento, equilibrio, ascolto, sguardo, memoria. Occorre infilare i passi giusti, proprio come le parole.
Conta il non farsi intimidire dagli ostacoli e imparare a superare i blocchi della scrittura che sono fisici e mentali, subdoli e palesi.
Scrivere è un gesto privato che può aver bisogno di farsi pubblico: in forme diverse, per ragioni diverse, purché con stili propri.
Abituare a superare i blocchi della scrittura è il cuore dei miei corsi e laboratori che non chiedono criteri d’accesso o esperienze già maturate: si rivolgono a chiunque abbia l’istinto della scrittura, seppur informe e scomposto, anzi proprio perché informe e scomposto, discontinuo, desideroso di elasticità.
Lo spaesamento non è solo legato ai luoghi o legato al fuori di noi: spaesati lo siamo dentro e diventa più risorsa che limite se capiamo come gestirlo. Anche in questo, la scrittura può farsi cura: andando piano, imparando a conoscerci, trovando le parole per dirlo.
Scrivo, ma parlo anche

Presento, modero.
Ormai da vent’anni parte del mio lavoro consiste nel partecipare come moderatrice o presentatrice a festival, convegni, congressi, appuntamenti giornalistici o aziendali.
L’altra faccia della medaglia è quando mi
chiamano come relatrice sui temi della cultura del lavoro: sto dall’altra parte del palco e mi appassiona lo stesso.

Senza Filtro
il lavoro Quotidiano
Direttrice responsabile dal momento della sua nascita. Nel 2015, capimmo con FiordiRisorse che c’era un grande buco editoriale in Italia: fare giornalismo parlando di lavoro attraverso le persone.
Coordino le inchieste, l’attualità, i progetti esterni del giornale e le relazioni istituzionali.

Scrivo per gli altri
La prima volta che mi chiesero di scrivere un libro al posto di un altro pensai: come è possibile? Poi mi buttai, scoprendo una dimensione intrigante e che mi mette ogni volta alla prova. Ci chiamano Ghostwriter.
Ti fai male è nato così: un romanzo
autobiografico e generazionale che mi ha permesso di scoprire la potenza della scrittura attraverso l’altro.
Per i curiosi, il libro è qui
La mia idea
di giornalismo
Giornalista con il debole per le relazioni e le persone, studiosa e appassionata di geografie umane e di paesi. Sono la direttrice responsabile di
SenzaFiltro, il giornale della cultura del lavoro. Dal 2022 giornalista freelance per Artribune – dove curo una rubrica dedicata ai teatri di periferia e di provincia – e per Business People.
Con la laurea in giurisprudenza non ho mai intrapreso le classiche strade: l’unico ufficio legale in cui ho lavorato è stato quello di Altroconsumo a Milano – dal 2001 al 2003 – e, prima, in quello di Bolzano. Dal 2008 al 2017 ho lavorato nelle Marche come Responsabile Comunicazione e Segretaria di direzione per una grande azienda pubblica del settore ambiente dove sviluppavo e organizzavo campagne di green marketing e di educazione sostenibile.
Ho lavorato per 20 anni come giornalista nel campo del vino e del cibo collaborando con le principali testate nazionali e pubblicando due libri: “Vino a doppio senso. Guida ironica per uomini e donne” (Gabrio Marinelli Editore, 2006) e “Il Bicchiere mezzo pieno. Liberarsi dagli esperti è il primo passo per bere bene” (Le Lettere, 2020).
Dal 2012 contribuisco ai progetti di FiordiRisorse per una nuova cultura del lavoro.
Autrice del libro “Ti fai male” (2020), romanzo generazionale.
Per Edizioni FiordiRisorse nel 2023 ho collaborato alla stesura del libro “Coaching, maneggiare con cura” di Carlo Alberto Bisi.